La Chiesa Madre
La sua
riedicazione inizia dopo il terremoto del 1783 ad opera degli abitanti di Casalnuovo.
La principessa Maria Antonia Grimaldi-Serra (1758 - 1833), figlia ed erede della defunta Principessa di Gerace, Maria Teresa
Grimaldi, morta sotto le macerie del terremoto e
tumulata nel 1791 all'interno di questa
chiesa nella Cappella dell'Immacolata, oltre ad assegnare il luogo di edificazione della chiesa contribuì alla
edificazione con larghi mezzi e somme di denaro.
I Grimaldi, patrizi genovesi, acquistarono il Marchesato di Gerace
da un altro patrizio genovese, Tommaso de Marinis, che a sua volta lo acquistò da
D. Consalvo Ferdinando de Cordoba che fu marchese di Gerace durante il periodo
della dominazione spagnola. A Battista Grimaldi succedeva prima Giovan Francesco ed
in seguito Girolamo a cui Filippo III nel 1609 concedeva il titolo di Principe
di Gerace e poi, di padre in figlio, fino a Maria Teresa e sua figlia Maria Antonia.
Con la principessa Maria Antonia Oliva, che aveva sposato Giovan Battista Serra, e con l'abolizione della feudalità,
ha termine le serie dei feudatari di Gerace.
[continua >>>]
La Chiesa assume forme tardo-barocche sulla base di un piano di lavoro
elaborato dai fratelli Morani, architetti di Polistena.
La grande campana porta la data
del 1619 e l'immagine di San Girolamo che i Grimaldi hanno voluto fosse il protettore del loro
feudo ed, ancora oggi, è il Santo Patrono della città. La statua del Santo, scolpita in legno di tiglio
nel 1793, su ordine dell’economo dei Grimaldi, Don Domenico Grillo Vicario Generale dei Beni della Casa Feudale Grimaldi,
è opera dello scultore Domenico De Lorenzo di Garopoli (1740-1812), autore anche della statua del
Cristo Risorto
acquistato per 41,00 ducati nel 1797 dalla confraternita del Santissimo Sacramento (la vara processionale della statua
del Cristo Risorto è opera di artigiani locali del 1832), e della statua di Maria
S.S. del Monte Carmelo.
Il culto mariano della Madonna del Carmine esisteva a Casalnuovo (antico nome di Cittanova) già dal 1630 quando
all'interno della chiesa all'epoca esistente era presente, oltre all'altare di San Girolamo, l'altare della Madonna del
Monte Carmelo e quello di Santa Maria delle Grazie, quest'ultima la prima protettrice del casale.
Domenico De Lorenzo è stato uno scultore molto attivo nella seconda metà del XVIII secolo e il primo decennio
del XIX secolo nelle diocesi del circondario. Nato a Tropea nel 1740, figlio di Giuseppe e Giulia Naso, dopo il matrimonio
si trasferì a Garopoli (un casale dell'attuale territorio di San Pietro di Caridà) dove morì nel 1812.
L'altra campana della chiesa, fusa nel 1303 e rifusa nel 1819, porta le immagini di di San Girolamo e quella di Santa Maria
delle Grazie.
La Parrocchia custodisce le statue che ricordano le fasi della Passione di Gesù Cristo, quasi tutte opera dello
scultore napoletano Francesco Biangardi.
Lo scultore Biangardi, attivo nell'Ottocento,
è nato a Napoli il 23/02/1832 ed è morto a Caltanissetta il 21 febbraio 1911. Il figlio Vincenzo, anche egli scultore
dotato di notevole talento, morì a trent' anni, il 24/09/1890, probabilmente per mano assassina.
La loro arte, realizzata con materiali vari, si rifà completamente alla scultura popolare napoletana tipica dei
modellatori di figurine da presepe del XVIII secolo.
Nel 1864, Francesco Biangardi, si trasferisce a Cittanova, luogo realizzerà numerose sculture in legno, prima di stabilirsi
definitivamente a Caltanissetta. Nella città nissena, Francesco Biangardi, continuerà a realizzare opere per l'Arcipretura di
San Girolamo, del comune di Cittanova.
Le statue della passione, i cosiddetti "Misteri",
raffigurano scene della passione ed iniziano con quella del "Cristo nell'orto degli ulivi" e terminano con quella del
"Cristo Morto" e dell'
"Addolorata".
Esse sfilano per le vie cittadine, portate in spalla, il venerdì della
Settimana Santa.
I gruppi dei "Misteri" presenti sono senz'altro quelli più rappresentativi per numero ed ampiezza scenica con
evidenti riferimenti a note iconografie della storia dell'arte.
Il gruppo della Pietà, firmato e datato 1866,
ricorda una analoga composizione
seicentesca di Annibale Carracci mentre il Cristo Morto ricorda opere del settecento napoletano.
In quest'ultimo gli angeli
sono opera documentata della bottega dei Morani di Polistena, la vara è opera di artigiani cittanovesi.
All'interno, uno dei tre dipinti che adornano il
soffitto della navata centrale, “Gesù
conduce gli apostoli sul monte Tabor”, datato 1894, è opera del pittore cittanovese Raffaele Raso. Gli altri dipinti
sono: la "Trasfigurazione e San Gerolamo", eseguita dal pittore palmese Domenico Augimeri (Palmi, 23 febbraio 1834 – Palmi,
8 febbraio 1911), allievo prediletto di Domenico Morelli e Filippo Palizzi che ebbe come allievi Michele Guerrisi e Nicola
Gullì; la “Comunione di San Girolamo”, eseguita nel 1895 dal pittore Domenico De Pietro. Quest'ultima opera
è una riproduzione del dipinto che
Domenico Zampieri, detto il Domenichino, realizzò, nel 1614, per la chiesa romana di San Girolamo alla Carità
e che è conservato presso la Pinacoteca Vaticana.
Il Pulpito, in marmo bianco scolpito e ferro battuto, datato 1897, opera di Eumene Tomagnini da Viareggio, è dono di
"Lombardi Antonino e Giuseppina D'Aquino di lui consorte". Esso è costituito da un basamento poligonale, a sezioni
degradanti verso l'alto, su cui poggia una cariatide.
Sulla cassa ottagonale sono raffigurati il Santo Evangelista Paolo e alcuni simboli e strumenti della Passione e della Fede.
La statua in bronzo raffigurante la Madonna con il Bambino
posta davanti alla Chiesa è opera dello scultore e pittore cittanovese
Michele Guerrisi (Cittanova, 23/02/1893 - Roma,
29/04/1963), insegnante di storia dell'arte all'Accademia Albertina di Torino, dal 1922 al 1941, e dal 1941 titolare della
cattedra di scultura all'Accademia di belle arti di Roma, di cui divenne direttore nel 1952. Michele Guerrisi è anche
l'autore della Vedetta, il monumento ai Caduti Cittanovesi che si trova all'interno della
Villa Comunale di Cittanova.
La Chiesa del S.S. Rosario
Questa chiesa, a navata unica, elevata a Santuario nel 1999 con un decreto del vescovo Domenico Crusco, risulta costruita a
partire dal 1823; la prima pietra fu posta il 7 maggio, ad opera di Don Domenico Maria Siciliani (1787-1864), padre spirituale
della Congregazione della S.S. Trinità e della Beata Vergine del Rosario. In precedenza sullo stesso luogo sorgeva
una piccola chiesetta dedicata alla Madonna del Rosario, nota sin dal 1665 e distrutta dal terremoto del 1783.
Il sacerdote, avvalendosi del solo ausilio dei fedeli, affidò l’esecuzione architettonica allo scultore Francesco
Morani di Polistena e ai due figli Vincenzo e Fortunato, l’esecuzione materiale ai Tigani e ai Rovere.
Nel 1953 la chiesa fu eretta a seconda parrocchia cittadina.
L'edificio religioso fu in parte ristrutturato nel 1961 e successivamente nel 2004; in tale data fu inaugurato un nuovo
portale in bronzo raffigurante i nuovi misteri della luce del Rosario, proposti da papa Giovanni Paolo II.
Sulla facciata è posta una statua della Madonna col Bambino (1930),
in marmo bianco, opera dello scultore polistenese Francesco
Jerace (Polistena, 26 luglio 1853 – Napoli, 18 gennaio 1937).
Il soffitto e la cupola al di sopra dell'altare maggiore sono adornati da tele di Stefano Colloca (Vibo Valentia 1790-1852),
risalenti al diciannovesimo secolo.
[continua >>>]
La Chiesa di San Rocco
La costruzione di questa chiesa inizia attorno al 1835 nel luogo dove in precedenza sorgeva il
convento dei padri alcantarini, edificato nel 1728. Il covento è stato
raso al suolo a seguito del terremoto del febbraio 1783.
La chiesa di San Rocco è stata costruita per volontà del Notaro Vincenzo Zito su progetto
dell'architetto Vincenzo Tarsitani, ed essa fu completata, a causa delle tante sospensioni dei lavori, dopo quasi settanta anni,
da Don Girolamo Pietropaolo modificando il progetto originario; infatti la facciata, inizialmente prevista
lungo la strada che univa la cittadina allo Jonio, attraverso il passo del Mercante, è stata realizzata dalla parte
opposta.
È la più vasta tra tutte le chiese presenti nei paesi circostanti.
All’interno della chiesa si conserva la statua lignea di “San Pasquale” e quella di “San Rocco”,
databili entrambe al XVIII sec. e molto probabilmente appartenenti al distrutto convento dei padri alcantarini, nella memoria
della gente ricordato come il convento di San Pasquale.
Del convento si salvarono anche un calice di argento cesellato ed una colonna
di pietra sormontata da una croce in ferro, oggi collocata sul sagrato della chiesa.
Le tele che adornano il soffitto della Chiesa sono opera del Prof. Giuseppe R. Moretti (1868-1930),
cittanovese.
Sulla navata sono collocate sei statue di mt. 2,70 rappresentanti: S. Girolamo, S. Agostino, S. Tommaso, S. Leone, San
Bonaventura e S. Attanasio che furono ordinate a Lecce e disposte lunedì 15 settembre 1919 in armonia con le due statue
delle Fede e della Speranza, opera del cittanovese Celestino Scionte.
Fino a pochi anni addietro la festa di San Rocco, con l'uscita del Santo in processione, si svolgeva la terza domenica di settembre. A far data dal 2019, per decreto vescovile emanato da Mons. Francesco Milito, vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, la celebrazione religiosa si svolge il 16 agosto, il giorno dedicato al Santo dalla Chiesa Cattolica, ed i festeggiamenti civili a Cittanova, per espressa volontà della popolazione, continuano a svolgersi nei tre giorni a cavallo della terza domenica di settembre come da tradizione, con l'accensione del tradizionale falò di inizio novena. Nei tre giorni che precedono la terza domenica di settembre un tempo si svolgeva la Fiera Comunale degli animali approvata, il 25 dicembre 1843 con decreto, da Ferdinando II di Borbone. Nel 1838, con decreto di Ferdinando II di Borbone, si approvò la Congregazione di San Rocco, chiamata da principio "Congregazione dei Nobili".
Il "luminario", falò di inizio novena. Festa San Rocco.
La Chiesa di San Giuseppe
La chiesa di San Giuseppe (anticamente Chiesa di San Francesco di Paola) è stata ricostruita nel
1865 sulle rovine della distrutta chiesa di San Francesco di Paola, in seguito al terremoto del 1783. La chiesa di San
Francesco di Paola era stata fondata prima del flagello del 1783, attorno al seicento, come cappella-oratorio di jus patronato
della famiglia Avati del luogo.
La ricostruzione è stata effettuata grazie ad una sottoscrizione degli artigiani-falegnami.
Allo scultore Francesco Biangardi, (nel nostro paese dal 1864 al 1873) fu commissionato il
gruppo scultoreo in legno di San Giuseppe lavoratore con il bambino e San Giovannino che tutt' oggi si venera nella chiesa.
San Giuseppe è rappresentato con la verga fiorita e San Giovannino con il bastone a croce.
La costruzione dell'altare porta la data del 1948, il quadro del soffitto è stato collocato nel 1969 mentre il pavimento
è del 1966. La facciata della chiesa è stata rifatta nel 1974 a cura dell'artigiano Girolamo Raso.
Nella chiesa si trova un bozzetto della varetta dei "Misteri" della
Settimana Santa, le statue che rappresentano le scene della passione di Gesù Cristo, raffigurante la
Pietà, opera in legno di un artigiano del luogo formatosi alla scuola del Biangardi.
Il "luminario", falò di inizio novena. Festa San Giuseppe.
La Chiesa della Sacra Famiglia
copia della Madonna Bridgewater di Raffaello Sanzio
Situata nel centralissimo Corso Italia, ex via Filangieri, la sua costruzione risale all'anno 1880.
La Chiesa è stata iniziata, completata ed arredata in soli 32 mesi dalla signora Donna Rosa Tarsitani,
vedova di don Vincenzo Palermo, nel sito dove in precedenza esisteva un vecchio frantoio di proprietà della
famiglia De Cristo. È stata realizzata "sfidando contrarietà e calunnie" come si legge da una lapide
commemorativa collocata, a perenne memoria dagli "operai riconoscenti" in data 2 gennaio 1887, nel giorno della sua morte,
sulla parete all'ingresso della chiesa.
All'ingresso, a sinistra, un'altra lapide collocata il 29 giugno dell'anno 1905, dal vescovo Mons. Giuseppe Morabito su istanza
del Rettore, del Priore e del Concessionario, in occasione del venticinquesimo anniversario della fondazione della chiesa,
ribadisce la titolarità al Patriarca San Giuseppe, istituendo in questa chiesa la sacralità nel mese di marzo.
Poichè sono state edificate a Cittanova due chiese dedicate a San Giuseppe questa chiesa è indicata dai
cittanovesi anche con l'appellativo "chiesa di San Giuseppe Nuovo" per distinguerla dall'altra chiesa in precedenza
dedicata a San Giuseppe, quella individuata dai cittanovesi come "chiesa di San Giuseppe Vecchio".
L'architettura della chiesa è a tre navate (una navata centrale e due navate laterali più strette e più
basse) e abside sopraelevata su tre gradini. Essa custodisce le statue lignee di Sant'Antonio da Padova e dell'Addolorata,
e diversi dipinti. Sull'altare è collocato il gruppo scultoreo della Sacra Famiglia.
Opere di rilievo:
- Due Dipinti raffiguranti la Madonna col Bambino.
Uno dei due dipinti della Madonna col Bambino, una copia, olio su tela, della Madonna Bridgewater di Raffaello Sanzio, identica nell’iconografia e nelle dimensioni, si ipotizza sia opera del noto copista Luca Giordano (1634-1705), uno dei principali esponenti della pittura napoletana del Seicento. L'opera di Raffaello Sanzio, databile 1507 circa, un dipinto a olio su tavola trasportata su tela (81x56 cm) è conservata nella National Gallery of Scotland di Edimburgo.
Sulla facciata della chiesa è stato collocato il ricordo delle vittime del bombardamento aereo anglo-americano che colpì, al tramonto di sabato 20 febbraio 1943, l’abitato di Cittanova stroncando l'esistenza di oltre cento persone, distruggendo case e seminando terrore. Ci furono centinaia di feriti ed una moltitudine di sfollati, con ingenti danni alle abitazioni, al sistema elettrico pubblico, al reticolo stradale del paese.
La Chiesa della Madonna della Catena
È la più antica chiesa del paese. Sorge su un sito dove, nel lontano passato, è ipotizzabile vi fosse
una chiesa bizantina intitolata a Santa Maria del Campo.
Il manufatto più vecchio di questa chiesa fu edificato ad opera degli abitanti della vicina San Giorgio Morgeto ed
intitolato col nome di Santa Maria di Campoforano.
La struttura era stata dedicata all'Assunta.
Dopo il colera del 1854 (tra gli anni 1854-60) la vecchia chiesa fu ricostruita ed ampliata per opera dell'Arciprete D.
Domenico Luzio.
La Chiesa è dedicata alla Madonna della Catena.
L'opera è stata ultimata nel 1863, da suo nipote Giuseppe Luzio, come risulta dall'incisione sulla campana grande
della chiesa.
Opere di rilievo: Statua lignea dell'Assunta.
Altre Chiese
Altre chiese sono la Chiesa in onore dei SS. Cosma e Damiano
edificata intorno alla metà dell’Ottocento, la Chiesa del Calvario opera dell'ing.
Domenico Avenoso nel 1912, la chiesetta della Madonna della Salute sullo Zomaro
(coordinate geografiche - WGS84: 38.3095043,16.1075349)
e, nella contrada Malizia, la Chiesa in onore della Madonna delle Grazie e della
Misericordia (coordinate geografiche - WGS84: 38.3919025,16.0337947)
dove si può ammirare un dipinto del 1901 dell'artista messinese Giuseppe Bonaccorso.
In questa chiesetta si conserva pure un dipinto della stessa Madonna della scuola napoletana del 1700, di bella fattura, che
apparteneva all'antica chiesetta distrutta nel 1783. Le campane, in bronzo, portano due date differenti, una del 1752 e
l'altra del 1818, e segnano le date di costruzione della chiesa.
La Chiesa gentilizia del Contà Feudale di Malizia, del sec. XVIII°, già della signoria della Pietra di
Montebello, si trova nel cuore della "Piana", equidistante dai Comuni di Cittanova, Taurianova, Polistena e Rizziconi.
Dalla Provinciale Cittanova - Rizziconi per Gioia Tauro, si accede dalle stradelle all'altezza di Villa de Leonardis e la
vicinale Vutamo, con segnalazione "Chiesa Madonna delle Grazie di Malizia".
La Fede nel passato
Il popolo delle nostre località, che introduceva una vita fatta di duro lavoro e di sacrifici, aveva in ogni occasione un suo tipico modo di esprimersi. Di ambizioni contenute, amante del semplice e del buono, si accontentava di quanto era necessario per vivere. Alla base del suo mondo stava la famiglia, i cui effetti erano sacri. Grande la sensibilità religiosa, importante l'esercizio dei riti...