Giovanni Vivenzio - Atlante del Tremuoto del 1783, Pianta Generale dei Laghi (stralcio)
Casalnuovo era uno dei siti più ridenti e più prosperi della Piana prossima all'Appenino; con le sue strade allineate, le sue case nuove e ben fatte, ciascuna fornita all'entrata di un albero o di una pergola, che dava ombra e frescura, trasformando le strade in viali da giardino, aveva nell'insieme un aspetto leggiadro e grazioso. Per la paura dei terremoti, si eran prese tutte le precauzioni possibili quando venne costruito il borgo: le case erano bassissime e le vie larghissime. Eppure tutto fu abbattuto e raso al livello del suolo!
La marchesa di Gerace, appartenente ad una delle più cospicue famiglie della nobiltà calabrese, venerata colà per le sue virtù e per la sua attiva carità, fu schiacciata con tutti i suoi, sotto le rovine della propria villa.
La pianura che circonda Casalnuovo si abbassò completamente; i terreni inclinati contro la montagna scivolarono più giù, lasciando fra la parte sconvolta e quella rimasta immobile, delle fratture da quindici a sedici chilometri di estensione in lunghezza.
(François Lenormant)
Casalnuovo terra in "Calabria ultra", in diocesi di "Mileto", distante da "Catanzaro" miglia 70 incirca. Questa terra è situata in una pianura, e i fenomeni, che vi accaddero nel dì 5 febbraio del 1783 cagionati dal terremoto, son incredibili. Presso a poco quanto vi era tutto rimase in un fiato abbattuto. Il territorio si sconvolse, perdè l'antica faccia della sua superficie, e tralle perdite memorande fu quella della principessa di "Gerace", la quale trovasi a diporto in questo feudo. Io rimando il leggitore alla storia del "Sarcone"[1] chi voglia avesse di compiangere le disavventure di quella infelice popolazione. Il territorio è atto a tutte le buone produzioni. Vi allignano bene i gelsi, e vi si fa qualche industria de' bachi da seta. Si possiede dalla famiglia "Grimaldi" de' principi di Gerace.
(Lorenzo Giustiniani)
Quel 5 febbraio del 1783...
Una violenta scossa di terremoto, passata alla storia come il "Flagello" causata da quella che in seguito verrà denominata la "Faglia di Cittanova", faglia attiva e capace facente parte del Sistema Serre-Aspromonte, mercoledì 5 febbraio 1783, distrusse l'intero abitato di Casalnuovo ed altre città e villaggi della piana (compreso tutta la regione tirrenica sottostante le Serre Meridionali, dal Monte Crocco all'Aspromonte, distruggendo tra l'altro Reggio e Messina) causando migliaia di vittime. A Casalnuovo rimasero integre solamente una fontana (oggi ubicata in Piazza Alberto Cavaliere, ex Piazza Olmo) e una colonna di pietra sormontata da una croce in ferro (oggi collocata sul sagrato della chiesa di San Rocco).
Fà raccapriccio il ripensare alla rovina cagionatale dal terremuoto del 1783: narra il Sarcone che tutto il territorio si sconvolse, quindi caddero tutti gli edifizj e perfino la superficie della contrada cambiò d'aspetto.
(Attilio Zuccagni-Orlandini)
Faglia di Cittanova - elaborazione Francesco Politi
In un mese e mezzo si verificarono numerose scosse, quattro delle quali di eccezionale violenza: XI° grado
della scala Mercalli il 5 febbraio, X° il 7 febbraio, IX° l'1 marzo e X° il 28 marzo. Gli epicentri delle scosse maggiori
migrarono dalle pendici settentrionali dell'Aspromonte verso Nord sino alla stretta di Catanzaro. La Calabria
meridionale ne uscì con enormi danni e con un vero e proprio sconvolgimento geomorfologico ed idrogeologico,
caratterizzato da numerosi ed imponenti effetti franosi superficiali, da crolli, da scivolamenti di zone del territorio, da
avvallamenti e da fenomeni di liquefazione.
Molte colline franarono e molti terreni inclinati sul monte scivolarono verso il basso. A Casalnuovo morirono
sotto le rovine 2017 persone nonostante le strade larghe e le case basse.
Come descrive Michele Sarconi nelle osservazioni in Calabria, in “Istoria de’ fenomeni del tremoto avvenuto nelle Calabrie, e
nel Valdemone nell’anno 1783" posta in luce dalla Reale Accademia delle Scienze e delle Belle Lettere di Napoli - Prima
edizione in Napoli, presso Giuseppe Campo, 1784. (estratto - file pdf)
"Il 5 febbraio in brevi momenti distrusse il lavoro di molta industria umana e cangiò
in una scena di compiuto lutto ciò che dianzi sembrava il soggiorno della pace, e delle grazie. I tempi, i ricchi
edifici, le umili case divennero in un fiato solo prede fatali di un terremoto, che confuse e annietò tutto in
orribile modo."
"Fra tante perdite, memoranda e lagrimevole fu sopra ogni altra quella della Principessa di Gerace la quale ritrovavasi in questo suo feudo a diporto: dama, che lasciò di se stessa un tormentoso desiderio, e che per la memoria delle sue splendidi e gentili maniere da tutti gli animi onesti, e sensibili, tanto universalmente compianta in morte, quanto fu in vita da tutti ammirata.
Lapide sepolcrale della Principessa di Gerace, Maria Teresa Grimaldi, perita nel terremoto del 5 febbraio 1783
Il suo cadavere fu estratto dalle rovine nel terzo giorno. La tempia diritta e il fianco corrispondente serbavano i segni del colpo fatale che oppresse vita si cara. L'infranta spoglia mortale di lei or giace in un tumulo eretto tumultuariamente, e depositata nella piccola baracca che fa le veci della distrutta chiesa dei P.P. Alcantarini, e che è posta poco lungi dalle basi della rupe Cavallica, negli estremi confini di Casalnuovo."
"Ciò che non potè ferire il nostro sguardo fu una orribile fenditura, formatasi lungo le basi della rupe altissima (Cavallica). Questa dalla punta del monte, per ove si va alla Serra delle Tavole, si estende verso oriente, seguendo la direzione delle basi suddette e poi si diverge nelle pianure conterminali, inclinando alcun poco verso settentrione. Non è facile il decidere da qual parte cominciata si fosse; La sua longitudine eccede la misura di mille passi. Nella sua estensione non ha uguale apertura."
Si tratta di una rara opera, redatta nella forma di un resoconto di viaggio, che testimonia la prima spedizione scientifica partita da Napoli il 5 aprile 1783, mai organizzata prima in Italia sulle conseguenze di un terremoto. Il volume fu pubblicato nel 1784.
Da Napoli fu inviata prima una guarnigione militare guidata da Francesco Pignatelli, nominato Vicario generale delle Calabrie con poteri di alter ego del re "sopra tutti li présidi, tribunali, baroni, corti regie e baronali e qualsísiano altri uffiziali politici di qualunque ramo qualità e carattere, come altresì sopra tutta la truppa tanto regolare quanto di milizie". Pignatelli raggiunse in breve le zone terremotate, stabilì il proprio quartier generale a Monteleone (attuale Vibo Valentia) e organizzò il soccorso delle popolazioni e la tutela dell’ordine pubblico, minacciato da banditi e fuorilegge.
Michele Sarconi
A questa seguì la spedizione medico-scientifica sotto l’egida della Real Accademia delle Scienze, e
delle Belle Lettere di Napoli, guidata dal medico Michele Sarconi, al fine di ricostruire gli avvenimenti successivi al sisma
e studiarne gli effetti sul territorio e compiere una «esatta esplorazione della geografia fisica delle Regioni stesse,
per illustrarne la storia naturale, comprenderne la pubblica economia, e conservare la memoria della già distrutta
posizione delle città, e delle terre, che si conteneano in elle».
Pregevole è il disegno
eseguito dall'architetto Pompeo Schiantarelli (Roma, 1746 – Napoli, 1805), un componente di questa spedizione scientifica,
che diresse la documentazione grafica per il resoconto del segretario della spedizione, Michele Sarconi.
La stampa mostra il movimento, dovuto al terremoto del 5 febbraio, della faglia di Cittanova e della Strada del Mercante,
e le operazioni di misurazione ad opera di membri della spedizione borbonica. Sul lato sinistro del disegno la collina di
“Cavallica”.
Essa rappresenta una preziosa “istantanea” degli effetti provocati dal terremoto. La prima documentazione visiva di
una faglia e dei suoi effetti sul territorio.
Il luogo illustrato da Pompeo Schiantarelli è ubicato sulla attuale strada provinciale SP1 per
Zomaro, nelle adiacenze delll'innesto della via Circonvallazione Est, in
corrispondenza del vecchio lavatoio di contrada Gabella
(Osserva in Google Street View).
Casa baraccata a Cittanova (Via Campanella)
Alla spedizione prese parte anche Giovanni Vivenzio, ingegnere della famiglia reale e professore universitario di Sismologia e Vulcanologia, che ebbe un posto di primo piano nelle iniziative di governo e nelle discussioni scientifiche che seguirono il terremoto calabro-messinese del 5-7 febbraio 1783.
Per la rovina degli Edificj e per la gran perdita degli Abitanti fu funestissima la sorte di Casalnuovo. Paese edificato dopo il Tremuoto del passato secolo: imperocchè tutte le Abitazioni, i Trappeti e le altre Case di campagna furono distrutte in maniera che nemmeno le fondamenta rimasero intatte.
(Giovanni Vivenzio)
La vera innovazione apportata nel periodo post-terremoto, nel regolamento antisismico borbonico, dagli ingegneri dell'epoca, fu l'inserimento di strutture portanti tridimensionale in legno all’interno delle murature in materiale lapideo, una <"ossatura di grossi travi... legati con altri travi trasversali">. Sono le "case baraccate" introdotte durante il regno di Ferdinando IV di Borbone, in queste case il legno rappresenta un’armatura interna in grado di resistere alle sollecitazioni sismiche.
Fu Vivenzio che si concentrò sul sistema costruttivo della casa baraccata, una tecnica costruttiva
antica già in uso in Calabria e in altre parti del mondo, e ne parlò nel suo trattato “Istoria e teoria de’ tremuoti
in generale ed in particolare di quelli della Calabria e di Messina” riportando tavole e particolari costruttivi.
L'inventore di questo sistema è stato l’ingegner Francesco La Vega, grande conoscitore dei sistemi costruttivi romani
grazie alla sua esperienza come direttore dei primissimi scavi archeologici di Ercolano. Durante queste operazioni l’ingegnere
ebbe modo di osservare, proprio nelle città vesuviane, il cosiddetto Opus Craticium (opera a graticcio) cioè pareti
intelaiate da elementi lignei.
Polistena - Ricostruzione dopo il terremoto del 1783
Disegno: Pompeo Schiantarelli.
Già all'indomani del sisma Ferdinando IV di Borbone attua una serie di misure per la ricostruzione
delle aree distrutte e per ristabilire l'economia. Istituisce la giunta per la Riedificazione allo scopo di sorvegliare e
controllare la ricostruzione dei paesi distrutti. Divide l'area colpita dal terremoto in cinque "ripartimenti" (Reggio,
Gerace, Palmi, Catanzaro e Monteleone), per una migliore gestione degli interventi, con a capo in ogni "ripartimento" un
direttore che sovrintente un gruppo di ingegneri allo scopo di verificare le condizioni strutturali degli edifici interessati
dal terremoto.
Durante la ricostruzione il loro compito era quello di indicare i siti idonei per ospitare edifici (spesso lontano dal sito
originario distrutto).
La riedificazione dei fabbricati di minore importanza è affidata a "… moltitudine di valenti ingegneri spediti a questo
fine"..." da Napoli. Le ricostruzioni degli edifici pubblici erano sotto il controllo diretto di Francesco Pignatelli.
I Borbone emanarono un vero e proprio regolamento per la costruzione di edifici antisismici con il sistema della casa baraccata,
le "Istruzioni per la ricostruzione di Reggio Calabria".
Le costruzioni realizzate con il sistema antisismico borbonico, nelle sue diverse tipologie, hanno sfidato quasi impunemente
i terremoti del 1905 e 1908, mostrando ottimo comportamento e resistenza ad azioni di tipo sismico
Lontano, sotto di noi, c'era Casalnuovo, una delle città che sono state ricostruite dai frammenti del fatale periodo di devastazione […]. Situata sopra la piana, questo moderno e poco pittoresco successore della prima città presenta strade lunghe, affiancate da case basse a un piano, con chiare tegole rosse e nessun lato della sua composizione offre qualcosa da ammirare o caratteristiche pittoresche.
(Edward Lear)