La zona, oggetto della nostra ricerca, è la parte centrale del lungo crinale peninsulare,
che, con quote oscillanti tra gli 800 e i 1000 m., collega l'Aspromonte con le Serre.
L'estrema forma di degradazione, dovuta ai selvaggi disboscamenti dei secoli passati e ai dissesti
idrogeologici conseguenti, è riscontrabile a settentrione, nelle alte valli del Torbido e dello Sciarapòtamo
ed è più vistosa nella sezione meridionale, in corrispondenza ai bacini idrografici dei torrenti
Marro e Ciminà e della fiumara di Platì.
La più evidente caratteristica della Dorsale tabulare consiste, comunque, nell'avere essa costituito
la via naturale delle grandi migrazioni lucane e bruzie provenienti da nord oltre che delle antiche
popolazioni attestate al di qua e al di là del crinale longitudinale. La persistenza nel tempo di tale
percorso, oggi riproposto dalla comoda strada di bonifica montana, che ne ricalca pressappoco l'andamento,
è documentata dalle tavolette dell'I.G.M., che riportano il toponimo "
Via Grande".
Distese di felci, foraggi e prati puntellati di forme vistose di tasso barbasso si susseguono alternandosi
a radure boscose che debordano nei due versanti rivestendo i fianchi delle forre con una fitta vegetazione
di pini, lecci, faggi, accompagnati da specie secondarie della macchia mediterranea come l'erica (ivi "burvera"),
il corbezzolo (ivi "cacomurara"), la ginestra, il pungitopo (ivi "rusculara"). In particolare il
Dossone, che un tempo era, nella sua parte mediana, una distesa continua di felci, è stato nei
decenni passati rimboschito ad opera della Forestale ed ora vigoreggia di selve continue di pini,
camacipare, abeti, tuie, misti al pioppo bianco, ripristinando, almeno in parte, l'antica facies
magnogreca o pregreca di questa parte dell'Appennino calabrese, le cui conifere fornivano a Locri,
tra l'altro, una resina pregiata. Ranunculus omiophyllus di cui si era persa traccia da oltre un secolo - Oasi naturalistica 'Stallette' - S. Giorgio Morgeto Nel vallone dello Sciarapotamo, discendente dalla Limina e un po in tutte le forre dipartentesi dalla linea di crinale
verso il Tirreno, si ritrova una delle curiosità più singolari della nostra flora: la gigantesca felce tropicale Woodwardia
radicans, con foglie lunghe sino a un metro e ottanta, relitto del terziario. Al Fosso Corvicello, poi, al Torrente Serra, sotto Scarpa
della Pietra, oltre che al torrente Pietromaio, affluente di sinistra dello Sciarapotamo, e nella località Pigadi di Galatro, si
nota il fenomeno delle stazioni eterotopiche dei faggio, cioè di nuclei residui di faggete sopravvissute a quote molto basse
dall'epoca post-glaciale. Oasi Naturalistica 'Stallette' - S. Giorgio Morgeto Bisogna aggiungere che la coscienza di queste peculiarità fisicoantropiche era presente anche negli studiosi e
negli osservatori dei secoli passati. Citiamo per tutti l'Arnolfini, come proposto dal Volpicella, in quanto il più adatto a
presentarci un territorio (quasi una piccola provincia, egli dice) la cui unificazione economico-politica, non ostacolata ma anzi
favorita dalla dorsale istmica, era già avvenuta con i Locresi dal VII sec. a.C. e da allora era continuata quasi ininterrottamente,
attraverso i Romani, sino al Gran Capitano, agli inizi del sec. XVI e poi, con i
Grimaldi, sino alla fine del '700. Presentando la sua "Dissertazione sopra i feudi della Principessa di Gerace" così egli
scriveva, tra l'altro, nel 1768:
Il Piano sopra nominato divideva il Ducato di Terranova dal Principato di Gerace. Lungo quel confine l'Arnolfini
"andrò dalla parte del grecale per vedere il luogo disputato tra il territorio di Gerace e di S. Giorgio: si disputa di un
piccolissimo pezzo di terreno, che non renderà alcun frutto e la disputa riguarda non la verificazione del Vacale ma di
un'antica strada consolare". Questa strada consolare, corrispondente alla
Via Grande, era appunto il vero confine in quanto tagliante il Piano
in tutta la sua lunghezza. Aspromonte, il Vallo di Crasso
Cittanova, lo Zomaro
Aspromonte, il Vallo di Crasso
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Ranunculus omiophyllus
Ranuncolo ederaceo (Ranunculus omiophyllus)
Famiglia: Ranuncolaceae
Quella delle Ranuncolacee è una delle
famiglie di piante con fiore più antiche e comprende circa 1500 specie, di cui
molte velenose per l'uomo e gli animali e alcune coltivate per scopi
ornamentali.Il genere Ranunculus, che dà il nome alla famiglia e che comprende circa 250 specie, deriva dal
latino e significa "piccola rana", proprio per indicare la preferenza di alcune
specie di ranuncoli per gli ambienti umidi frequentati dagli anfibi.
Il Ranuncolo ederaceo presenta un fusto cavo e foglie galleggianti larghe due-tre cm, tondeggianti
o reniformi, con diversi lobi arrotondati. I fiori solitari hanno 4-6 petali
bianchi e si sviluppano su corti peduncoli.
Epoca di fioritura: aprile-maggio
Habitat: è una specie che preferisce gli stagni, i fossi, le paludi o i
corsi d'acqua lenti , normalmente su terreni acidi.
Distribuzione: segnalata nelle regioni meridionali, dal sud della
Campania alla Sicilia. Rara.
Note: la specie venne descritta da Michele Tenore (1780-1861), medico e
illustre botanico napoletano, direttore dell'Orto Botanico della città
partenopea e autore di una fondamentale
"Flora Napolitana" in cinque volumi.
Ritrovamento di questa pianta, di cui non si avevano più tracce dal 1848, ad opera
dei ricercatori arch. Aldo Multari e dott. Giuseppe Paolillo.