Una selva d’alberi muraglia
pietosa copre le nobili strutture
interrotte al frontespizio tempio
di San Rocco, che l`ingrato spazio
d`abbandono forzato ha fatto scempio.
Sei colonne scalcinate e rose
come cariatidi stanche malandate
reggono il pesante peristilio
in un clima di fetore sparso
dalle latrine accanto, maltenute.*
Chissà mai
che la pietà del Dio
non si commuova a risanar lo sconcio
e ridare respiro al luogo pio.
Scivola il tempo sui cimeli sparsi
e l`intonaco scrosta ai laterizi,
ai ionici ceselli, agli stucchi,
sofferenti all’ombra dei palmizi.
Non s’ode più il cantico serale
rievocativo in onore al santo,
di gruppi di fedeli avanti agli usci:
“O Roccu santu, tu! O Roccu santu!
tutti li mpinni mandasti pe sanari,
sarvandi pe pietà di chistu mali...”
(* Negli anni trenta alla sinistra del colonnato sul retro della chiesa, furono costruite delle latrine pubbliche, che mal tenute diffondono attorno maleodori.)
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