Monte San Michele (foto dal web)
Un terribile inganno...
...
"D’un tratto la nube, a grandi vortici, invase la trincea. Il respiro mi mancò di colpo. La testa, alle tempie, mi fu attanagliata da una morsa che sempre più stringeva. Il cuore ebbe un tuffo come se volesse spezzarsi. Le vene mi s’ingrossarono come se fossi stato preso da improvvisa congestione: specie sul collo mi s’irrigidirono fino a strozzarmi.
Apparato per la produzione dei gas
usato sul S. Michele nell'attacco del giugno 1916...
Soffocavo, soffocavo!
Ma fu un attimo. Un grande boato mi rintronò nelle orecchie; invisibili dita gelide m’afferrarono alla gola; sentii il collo spezzarsi; tutto il sangue mi affluì alla testa e perdetti i sensi…
...
“Quanto tempo rimasi svenuto? Non so. Allorchè tornai in me, il corpo mi doleva come se mi avessero bastonato a sangue. La testa era pesantissima. Nella bocca avvertivo uno strano sapore di olio. I polmoni mi doloravano terribilmente: a fatica potevo respirare. Gli occhi mi bruciavano: non potevano sopportare la luce. Vedevo appena. I miei vestiti erano gialli, gialla la trincea, gialli perfino i sassi… Molti miei soldati si erano tolti la maschera ed erano rimasti avvelenati da quel maledetto gas: alcuni di essi, nello spasimo dell’agonia, con le unghie s’erano aperta la gola, per meglio respirare…”".
(estratto da un memoriale di guerra)
Sono queste le visioni di chi, con il corpo dolente, la testa pesantissima, uno strano sapore di olio nella bocca ed i polmoni doloranti era sopravvissuto, sul Monte San Michele nel comune di Sagrado (Gorizia), all’alba di quel terribile giorno; l’alba del 29 giugno 1916. Una alba tragica per l’esercito italiano che combatteva sui primi contrafforti del Carso.
Il Monte San Michele, "calvario di tutti i calvari, il mattatoio della gioventù italiana"
come scrisse Adolfo Graziani, con le sue quattro cime, per la sua posizione strategica sull'altipiano Carsico, costituiva un
autentico bastione naturale che permetteva di tenere sotto controllo la città di Gorizia. Esso fu ferocemente conteso
dalle truppe italiane e austro-ungariche fin dal primo anno di guerra (1915) con un impressionante numero di perdite umane
su entrambi i fronti (31 sono le perdite cittanovesi riportate nell'Albo d'Oro della Grande Guerra nel corso delle varie
battaglie registrate in questo luogo durante la Prima Guerra Mondiale).
Quel giorno, in quelle ore su quella modesta altura di appena 275 metri s.l.m., a nord dell'altrettanto tristemente famoso paese
di San Martino del Carso, il nemico austro-ungarico guidato dal Feld-Maresciallo Svetozar Borojević, due divisioni Honvèd
ungheresi (la 17° e la 20°), allo scopo di alleggerire la terribile pressione che gli italiani stavano esercitando contro
le quattro cime del monte, aveva utilizzato su quello scenario di guerra i terribili gas asfissianti cogliendo totalmente
impreparati i soldati italiani che non se l’aspettavano e non avevano i mezzi per contrapporsi. Era il primo attacco
portato con i gas asfissianti sul fronte italiano.
Le brigate di fanteria investite dall’attacco del 29 giugno 1916 furono quattro: la Brigata Regina (Reggimenti 9° e 10°),
la Brigata Brescia (Reggimenti 19° e 20°), la Brigata Pisa (Reggimenti 29° e 30°) e la Brigata Ferrara (Reggimenti
47° e 48°).
Una nube giallastra alle 5.15 del mattino, una miscela all’80% di cloro ed al 20% di fosgene (il cloro di colore giallo-verdastro
ed il fosgene quasi incolore) ha ucciso, tra atroci sussulti, una moltitudine di soldati delle truppe italiane. In quel giorno
ci fu pure il crudele e barbaro impiego delle mazze
ferrate da parte degli austro-ungarici, che entrarono nelle trincee italiane per finire gli "asfissiati".
Il 29 giugno del 1916 migliaia di giovani vite dell'XI° Corpo d'Armata italiana,
sorprese nel sonno e male equipaggiati,
perirono prima dell'inizio della vera battaglia, una battaglia combattuta e vinta dalle forze italiane che hanno
immediatamente, nello stesso giorno con l’ausilio dei rinforzi, riconquistato le posizioni e ricacciato indietro il nemico.
Le salme dei Caduti italiani furono portate a Sdraussina (oggi denominata Poggio Terza Armata per aver ospitato il quartier
generale della terza armata italiana, una frazione del comune di Sagrado - Gorizia), un cimitero non più esistente che assunse
la denominazione di “Cimitero degli Asfissiati”,
per essere poi traslate nel 1928 al Sacrario Monumentale di Redipuglia.
I reggimenti italiani investiti dall’attacco del 29 giugno 1916 sul Monte San Michele
Monte San Michele (foto dal web)
Quel giorno, all’alba, nove soldati cittanovesi perirono per l’effetto dei gas asfissianti degli austro-ungarici. Altri due soldati cittanovesi risultano, quel giorno, dispersi in combattimento. Undici cittanovesi, giunti dallo stesso luogo, geograficamente lontano, e accomunati, il 29 giugno 1916, sullo stesso monte dal medesimo destino.
CHIARO VINCENZO DI GIUSEPPE – soldato
GIOVINAZZO DOMENICO DI VINCENZO – soldato
MAGNOLI GIUSEPPE DI GIROLAMO - soldato
PIROMALLI PASQUALE DI GIROLAMO – soldato
POLITI GIUSEPPE DI ANTONINO - soldato
RUSSO VINCENZO DI FRANCESCO – soldato
SCALI ANGELO DI NICODEMO - soldato
TROPEANO GIROLAMO DI VINCENZO – caporale
Sono questi i nomi dei militari cittanovesi morti all’alba del 29 giugno 1916 tra atroci sofferenze provocate dall'emissione nell'aria dei gas asfissianti
Il giorno successivo, il 30 giugno 1916 a Gonars, in un ospedaletto da campo a meno di trenta chilometri di distanza dal monte, sempre per gli effetti dei gas asfissianti del giorno precedente moriva il soldato cittanovese:
PELLE SALVATORE DI PIETRO - soldato
Inoltre il 29 giugno 1916, sul San Michele, a seguito della vera battaglia combattuta e vinta dalle forze italiane, risultavano dispersi in combattimento:
POLIMENI ROCCO DI FRANCESCO – soldato
VARONE GIROLAMO DI FRANCESCO – soldato
A tutti i 238 soldati cittanovesi caduti, riportati nell’Albo d’Oro della Grande Guerra, al loro estremo
sacrificio, va il nostro commosso pensiero, la nostra immensa gratitudine e la nostra profonda riconoscenza.