LA TRADIZIONE (tratto da : Monografia del Santuario di Nostra Signora della Grotta presso Bombile di Calabria Ulteriore Prima - V. De Cristo - 1896 - Tip. dell' Unione Coop. Editrice) |
![]() Ai tempi remoti della Magna Grecia, furon questi luoghi floridi e famosi per essere stati sotto il dominio di Locri; ma oggi, negletti ed oscuri, somigliano a quelli dell' Oriente, dove sursero illustri metropoli, ed in cui ebbero culla e si svolsero civiltà, magnificenza e grandezza. Bombile, nome derivato dal basso latino bovile, è un villaggio di presso a 600 abitanti. È fabbricato sovra il piano d' un rialzo ben alto e lungo, formante una collina orofluviale, lambita a tramontana dal fiumicello di Condojanni, ed a sud dal secco Vallone della Grotta Pare che Bombile abbia origine remota ma oscura. Forse derivò anch' esso dalla distruzione di un' antica città che i Greci chiamarono Orra-Locron, ed i Romani Uria, fondata, come vuolsi, da Idomeneo re di Creta, nelle campagne ove oggidì sorgono Condojanni e Bombile. Gabriello Barrio (il Pausania delle Calabrie), Marafioti e Fiore non ricordano di Bombile che il nome solo, ed il primo chiamandolo Bombilium. Non avrebbe questo villaggio altra prerogativa ad essere presso di noi rinomato, se non possedesse nel suo agro il Santuario della Grotta; dappoiché, quantunque sia ordinato, pulito, discretamente comodo, tali ed altre sue comunissime doti non basterebbero a renderlo, nella stima dei regionali, più civile e più chiaro della maggior parte dei piccoli paesi di Calabria. II culto di Nostra Signora della Grotta, nella provincia di Reggio, per quanto ci è risultato dalle ricerche da noi finora praticate, risale al secolo decimoquinto. I pochi autori di monografie locali più o meno estese, gli scrittori ecclesiastici e gli storici generali del passato Reame di Napoli, tacciono quasi tutti sul nostro argomento; meno di Ottaviano Pasqua e del suo continuatore ed annotatore Giuseppe Antonio Parlà; i quali nella loro opera Vitae Episcoporum hieraciensium, ne lasciarono un rapido cenno. In tanta penuria di notizie danno qualche lume alcune date ed iscrizioni che leggonsi in vari punti del Santuario, la tradizione ed un canto dialettale antico che sentesi ripetere dal popolo. La più antica di tali date è nella breve iscrizione che leggesi scolpita attorno alla baretta della statua della Vergine, cioè: " S. M. DELLA GRUCTA MCCCCCVIII ". Per cui, da questo anno, 1508, potrebbesi argomentare che il simulacro della Vergine sia stato sculto nel tempo da esso indicato. Ora, perché in tale tempo si vide la necessità di adornare la chiesa colla statua della Vergine, la induzione ci trarrebbe ad opinare che il culto di Lei doveva risalire ai secoli, o almeno al secolo precedente, cioè nel 1400. E qui sorge la necessaria domanda: Come ebbe origine il culto della Vergine della Grotta fra noi ? Su questo argomento, come abbiamo cennato, vi è la sola costante tradizione popolare che così ci narra l' avvenimento: Un ricco mercadante, uso a navigare per lontani mari, una volta fu sorpreso da terribile tempesta ed era sul punto di perdersi con tutto il suo piccolo equipaggio. Esaurito ogni sforzo per reggere il legno contro i marosi che da ogn' intorno lo combattevano, egli, come pieno di fede che era, genuflesso sulla tolda della stanca nave, tutto compreso da fervore, volge l' ultima preghiera al cielo, e fa voto alla Stella del mare alla Vergine estremo refugio dei cristiani, perché lo salvasse dallo imminente pericolo, ed in eterno ricordo di tanta grazia Le avrebbe fatto scolpire un condegno simulacro di marmo. Come per incanto, immantinenti la tempesta si placa; il mare furente si calma, il cielo si rasserena, l'astro maggiore squarcia le nubi, che si dileguano, ed apparisce sfolgorante nei suoi torrenti di luce. Il piccolo equipaggio nel conforto del pianto riconosce un miracolo, e dal profondo del cuore ne rende grazie alla Vergine consolatrice degli afflitti. La nave, spinta da prospero vento, approda salva a' suoi lidi. Immediatamente il mercadante riparti per recarsi dal più abile scultore di quei tempi; gli ordinò la votiva statua e stabilì secolui il tempo in cui doveva averla consegnata. Aveva lo statuario appena abbozzato il suo lavoro, quando, assalito da grave infermità, mal suo grado dovette lasciarlo, senza che per più mesi potesse darvi su anco un solo colpo di scalpello. Intanto il mercadante, fatto costruire apposta un bastimento, e venuto il tempo stabilito collo scultore per la consegna della statua, recossi da lui per averla. Ma quale non fu la dolorosa sorpresa di entrambi? Lo scultore alle angosce fisiche della malattia univa quelle morali del suo decoro per la mancata obbligazione; il mercadante poi che in un attimo vedeva crollata ogni sua aspettativa, e, quel ch'è peggio, egli pensava, venuto meno al voto della Vergine; ma, persuaso poscia che nell'inadempimento non colpavano ne lui ne lo scultore, chiese a costui che almeno gli facesse vedere il marmo in abbozzo. Recaronsi per ciò entrambi nella stanza da lavoro dell'artista; ma chi può descrivere il loro sbigottimento, la loro meraviglia in trovando non già un rude blocco di marmo, ma una statua bella e compita, bella d'uno splendore veramente divino? Si prostrarono innanzi alla prodigiosa imagine; e, riavutisi del primo stordimento, lo scultore, voltosi al mercadante, disse: "Amico, è tanto grande la mia confusione per questo avvenimento, che io non so dire nulla! Credetemi, io vi giuro che questa Gran Madre non è opera mia; dessa è opera dell' Artefice eterno. E per darvi sicura prova della verità di quanto vi giuro, io vi dico: prendetevi questa imagine, dessa è solo vostra; portatela al luogo per cui fu destinata". Il mercadante non cape in sé dal contento. Brilla il suo volto di gioia, fa riporre la prodigiosa imago sul nuovo bastimento; e, appena terminato il lavoro d'imbarco e messo in ordine l'equipaggio, la nave, sciolte le vele, riprende il viaggio con sì prospero vento, che corre sulle onde come fosse un uccello a volo. Quando pervennero a' liti di Ardore di Calabria, la nave si ferma per non andare più innanzi. Allora i marinai, ammainate le vele, si danno all'opera per spingere innanzi la nave; ma, per quanto fossero estremi i loro sforzi, il legno non si muoveva punto da colà. Divulgatisi tali fatti nella contrada, scesero al mare gli Ardoresi ed i Condojannoti con notari, scrivani e danaro onde potessero assicurare ciascuno al proprio paese il possesso della statua; ma la sua meravigliosa bellezza fece sì che non essendosi potuto apprezzare, si stabilì che si ponesse sopra un carro cui fossero aggiogati due giovenchi selvatici e lasciati quindi trasportare così la statua in loro balìa, a quel paese si desse il possesso di essa al quale più vicino fermassero. Allora soltanto la nave si potette trarre al lido e, posta la statua sul carro e tirato da quei furenti animali, attraversano il bosco, ed arrivati al luogo detto la Grottella, poco lungi dal villaggio di Bombile, in una valle in vista di Ardore, colà si fermano. Si comprese allora che la Vergine doveva esser posta nella Grotta che ivi esisteva scavata nella rupe, e cosi fu fatto. A tale portento la gente della contrada lascia ogni lavoro e corre ad osservare la sacra imagine, la quale in tutti desta sempre più nuova e grande meraviglia. Ben presto si dà opera a costruire un altare per collocarvi sopra la statua ed erigere una chiesa presso quella grotta. Nel corso del lavoro si ebbe gran necessità di acqua da bere, e gli operai non potevano più soffrire la sete. Allora, per un prodigio operato dalla Vergine, si vede da una rupe tutto ad un tratto sgorgare una fontana di fresca e purissima acqua, della quale tutti si dissetarono, ed anche oggidì si dissetano. Posteriormente i monaci Basiliani, che avevano preso in custodia il luogo, avevano trasportato la prodigiosa statua nel loro antico convento presso Condojanni; ma avvenne che quinci la statua scomparve e poi fu ritrovata nella sua grotta. Come pure, continua la tradizione, a cura dei Basiliani medesimi, la statua si era colorita; ma, senza scorgersene il come, vedevasi ritornata nel suo natural colore. In questo modo, in mezzo a' prodigi, iniziavasi il culto della Madonna della Grotta di Bombile. Ora, il tempo in cui questi fatti siano intervenuti la leggenda popolare non dice: ma, ritenendoli in massima, ed accoppiando ad essa la data del 1508, ed un'altra del 1571, che leggesi in un'ampia grotta annerita, scavata a lato della chiesa, possiamo dedurre quanto dapprincipio dichiaravamo, che tutto cioè abbia avuto origine nel secolo XV, se non prima. Riguardo all'anno 1571 è necessario aggiungere un particolare. Ai lati della chiesa veggonsi praticate nella roccia alcune grotte rivestite all' esterno di fabbrica. Servivano esse, e servono tuttavia, come locali di stanza e di deposito delle provviste necessario ai pochi oblati che hanno cura del Santuario. Al fianco destro della chiesa, a pian terreno, osservasi una grotta spaziosa, annerita dal tempo, la quale in alto porta il numero 1571, fatto di lucente materia che dà vista di oro massiccio, e posto dagli antichi romiti che vi dimorarono. E siccome tale grotta adesso è umidissima, è opinione comune che essa, dopo che divenne tale, sia stata abbandonata, e furono scavate tre altre più in alto ben aereate e salubri. A convincerci nella nostra opinione sull'epoca in cui ebbe origine il culto della Vergine della Grotta, concorrono anco le poche notizie storiche che sinora ci venne fatto di raccogliere. ![]() In data 28 maggio 2004 un costone della montagna staccatosi, intorno alle ore 12.30, ha completamente distrutto il Santuario. Si è salvata la statua della Madonna, miracolosamente, e tutte le persone che fino a pochi istanti prima sostavano all'interno del Santuario e nel piazzale antistante. Rimangono queste immagini ed il rimorso per un pezzo della nostra storia religiosa che scompare.
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