Il Mercoledì delle Ceneri nel passato ed anche recentemente (ancora prima a cura del compianto
Totò Santoro e fino ai nostri giorni) a Cittanova, come pure in altri luoghi del Meridione d'Italia, si rinnova
il rito delle "Corajisime (le Bambole Quaresimali), antichi calendari rurali utilizzati per segnare il tempo durante
il lungo periodo della Quaresima.
Un culto antichissimo, che mescola il sacro con il profano, strettamente legato al periodo quaresimale.
Si tratta dell’antica usanza di appendere ai balconi delle case una pupàzza di stoffa, la "Corajisima", vestita di
nero, raffigurante la Quaresima nella rappresentazione della moglie di Re Carnevale ("Carnalevari" nel nostro dialetto),
rimasta vedova la notte di "martedì di l'azzata", quando dopo i bagordi carnascialeschi si sospendeva il consumo della
carne e si poneva fine ai festeggiamenti, ai divertimenti, alle abbuffate per avviarsi ad un lungo periodo di
penitenza e di purificazione anche osservando il digiuno.
La tradizione popolare annunciava il digiuno quaresimale con questa affermazione:
"Carnalevari meu di li scuntenti, agghieri pasta e carni e oghi nenti".
La "Corajsima" succedeva al Carnevale con questa affermazioni:
"Nesci tu, porcu luntruni,
trasu jeu netta e pulita
mu ricriu li me figghioli
ca mi li facisti comu li cagnoli"
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La "Corajsima" teneva in mano il fuso e la conocchia e poggiava su un'arancia o una patata dov'erano infilate sette penne di gallina che venivano estratte una alla settimana. L'ultima penna corrispondeva alla Pasqua che arrivava con queste affermazioni:
"Nesci tu, sarda salata,
trasu jeu la ricrijata!"
La "Corajsima" è quindi l'intervallo di tempo di quaranta giorni che intercorre dal Carnevale alla Pasqua. Era considerato un periodo molto lungo:
"esti cchjù longu da Coraisima"
anche in considerazione del digiuno che occorreva osservare nei giorni della quaresima.
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