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AMALFI
Radio Cronache Rimate - Alberto Cavaliere (1897-1967)



Anche sa questa magica riviera,
delizia delle dive americane,
passò la Gloria, eterna avventuriera...
Dove sono i tuoi giudici togati,
Amalfi, e le galee repubblicane,
terrore dei Turcheschi e dei pirati?

Colme d'oro e d'argento eran le case
dei Grandi, che poggiavan su colonne
greche, di Pesto; e dalle terre invase
giungevano le spezie nel Ducato
che s'arricchiva; e le tue fiere donne
vestivano di seta e di broccato.

E sant'Andrea, tra fervidi clamori,
usciva dal suo tempio rifulgente
d'antica fede, di mosaici e d'ori.
Poi su te s'abbatteron la sciagura
e le tempeste, e Pisa che, furente,
smantellò le tue torri e le tue mura.

Ma quello che restò dallo sfacelo,
per la gioia degli uomini, non muore:
restò l'immensità di questo cielo,
la purezza restò di quest'azzurro,
e d'una ninfa che morì d'amore
l'eterno inimitabile sussurro.

Pace ha la Gloria qui. Tu ci seduci
con altre nostalgie: sugli agrumeti
piovon dal cielo musiche di luci;
un effluvio d'oblio piove sui morti
ricordi; cari ai nordici poeti,
salgon felici balsami dagli orti.

E non arriva il tragico scompiglio
del mondo, qui, fra il tuo popolo savio,
che con orgoglio, Amalfi, in un tuo figlio
l'inventor della bussola saluta,
e forse dice: « A che ti valse, o Flavio?
Tu l'hai trovata e il mondo l'ha perduta...».